“Viene prima l’individuo o la società?” Parte da questo interrogativo il dialogo di un curioso nipote con suo nonno: i due, attraverso una riflessione condivisa, mettono a confronto due visioni della società, del lavoro e dell’uomo, in un percorso derivante da generazioni e formazioni differenti, ma che condurrà a una crescita comune.
Prima di Cristo, prima di Abramo, prima di Maometto, prima di Budda, prima c’era l’uomo… e prima ancora l’universo: qui i pensieri e i sentimenti dell’uomo osano vagare nell’infinito aggrappandosi a rivelazioni o immaginando utopie o creando legami con l’ignoto verso espressioni di credenze e comunità condivise, chiamate religioni. Stiamo diventando un popolo che non ama la propria terra, i propri figli, le proprie tradizioni perché utilizziamo la terra, i figli, le tradizioni come strumento di pregiudizi e di odio. La linfa di un popolo è il rinnovamento culturale e generazionale che può svilupparsi dal superamento della monocultura per esser fecondati dalla diversità nel confronto e nel rispetto.
Emigrare dal proprio paese d’origine è un’esperienza dolorosa ma talvolta necessaria per crescere e per realizzare i propri obiettivi. È la scelta che compie il giovane Aldo, il quale, agli albori degli anni Settanta, lascia l’Italia per emigrare nella Germania dell’Ovest. In un contesto storico, politico, sociale e culturale completamente diverso da quello a cui era abituato, il giovane impara a farsi strada tra lavori saltuari, amicizie, delusioni e ingenuità per scoprire finalmente la propria identità in quanto essere umano. Un romanzo sicuramente interessante e, per certi versi, sempre attuale.
L’autore ci guida alla scoperta dei meandri della ragnatela finanziaria moderna introducendo il concetto di ‘apota’, quale filtro razionale che dovrebbe guidare ogni decisione, e procedendo ad una disamina dell’economia moderna, analizzandone la storia, le teorie ed i rapporti con la politica.
Il disagio dei preti verso la sessualità si concretizza spesso in malanimo verso il peccaminoso mondo circostante, addolcito talvolta da una buona bevuta, dall’imposizione del proprio potere, dalla realizzazione di opere di supplenza caritativa, da omelie impegnate e a sfondo sociale, persino dall’apparire lussurioso in TV o dall’attenzione protettiva verso gli animali ora di moda in larghi strati della popolazione, per esser protagonisti e sostituire l’amore carnale con la pretesa sublimazione dell’amore.
Maria cresce in un contesto contadino dove la vita si impasta del lavoro nei campi con le nascite degli umani alternate a quelle degli animali in uno stretto nesso vitale con il mutare annuale e perpetuo delle stagioni, che rappresentano il ciclo della vita. Il tutto condito dal messaggio cristiano che per lei diventa il nutrimento spirituale e intellettuale: dai racconti della vita e del messaggio di Gesù assorbe la convinzione, che per lei è fede, che Gesù al suo passaggio lasci un flusso di positività, che esprime con parole che invitano ad aver fiducia in se stessi e che spesso passa attraverso l’imposizione delle mani, da cui esce un flusso salvifico. La protagonista apprende e trasmette questa positività tanto da diventare centro di attenzione salutare per chi a lei si affida con semplicità: uomini e animali ne traggono beneficio, perciò il titolo di rispetto Ma’ecchia.
Il dialogo tra nonno e nipote percorre l’evolversi degli ideali sindacali, passando attraverso la norma costituzionale, per giungere alla miseria in cui si sono cacciati i sindacati odierni, se ciò che riescono a produrre e a promuovere sia quanto riportano quotidianamente i mass media. Non è questa una situazione che indica la miseria del Sindacato, confrontandola con lo spirito che nel secondo dopoguerra ha fondato la CGIL Sindacato unitario dei lavoratori? Si vive in un caos intollerabile, che ben poco tiene conto del popolo sovrano che vive in una Repubblica, anche alla luce del diritto di sciopero, diritto personale, ossia di un diritto che va esercitato per tutelare interessi collettivi e non individuali! L’Autore
Luigia da bambina vive a Dro, un paese del Trentino appartenente all’Impero austroungarico ai confini con il Regno d’Italia. Il 25 maggio 1915, allo scoppio del conflitto tra Italia e Austria, i civili sul confine vengono indotti dalle autorità ad allontanarsi dalle zone di guerra e Luigia, insieme alla mamma e ad altri tre fratelli, peregrina profuga a Braunau, in Austria.
Corrado Leoni nasce a Dro (TN) il 25 settembre 1942. Laureato in Economia politica presso l'università di Trento, ha pubblicato diversi romanzi tra cui, con la Casa Editrice Kimerik, Donna Luigia. Profuga e partigiana, La miseria del sindacato italiano e Ma'ecchia - L'ape regina.